LIBERI DALLA "GABBIA DEL MALE"
Dal cuore della comunità
Un brano della Parola di Dio ci dice:
“...è questo il digiuno che voglio: sciogliere
le catene inique, togliere i legami
del giogo, rimandare liberi gli oppressi...
dividere il pane con l’affamato”
(Isaia 58,6)
Chi di noi può dire di non essere prigioniero, di non essere orfano. Quanto male c’è nel nostro passato! Male che spesso riaffiora nei nostri ricordi, riemerge nella nostra coscienza, che non riusciamo ancora a perdonarci, che ci turba. Dobbiamo chiedere a Dio il dono di un pentimento vero, di una guarigione vera: se quel male non viene sofferto, non viene pianto, non viene affidato al cuore misericordioso del Padre, diventa la nostra condanna. Questo non perché Dio castiga, ma perché la nostra libertà usata male ha “partorito” nel passato questo negativo che spesso ha aggravato la vita di qualcuno, ha appesantito la vita degli altri e la nostra. C’è però una speranza che è divenuta certezza in Cristo: si dona a noi Colui che può distruggere, annientare, polverizzare, buttare “per aria” tutto il male che abbiamo fatto. La condizione è la nostra volontà di essere liberi della libertà vera, quella dei figli di Dio. Sicuramente continueremo ad essere deboli, fragili, a cadere mille volte al giorno, ma la forza della Risurrezione di Cristo ci rialza, ci rimette in cammino, ci da una forza nuova. Tanti di noi hanno fatto l’esperienza del carcere. Bene, sono sempre più convinta che la gabbia, il carcere più tremendo, non è quello esteriore, ma è quello del nostro peccato, della nostra chiusura, soprattutto del non credere alla misericordia di Dio che ci guarisce. La gabbia delle paure, dell’omertà, della sfiducia verso gli altri, del compromesso: è l’esperienza che ogni uomo fa della propria debolezza, del proprio limite, dei propri “grandi” progetti che spesso cozzano contro un quotidiano “pesante”. Nonostante tutto ciò c’è una speranza: se oggi siamo qui a renderci conto di queste cose, a riflettere, a voler cambiare, è perché questo è possibile in virtù di una persona che ha vinto definitivamente il male, la morte, il peccato: Gesù Risorto! La speranza è Lui, il nostro unico Salvatore, il Redentore. E’ Lui che ha il potere di liberare la nostra vita dalla “gabbia”. Dobbiamo desiderare di incontrarlo, di guardarlo negli occhi, di diventare suoi amici, e nella misura che faremo questo l’armonia con la nostra coscienza crescerà e sentiremo una pace profonda nel cuore. Impareremo allora a diventare persone vere, perché solo la verità rende veramente liberi, e la verità è Lui. Viviamo in un mondo di menzogna; nessuno più di un “tossico” ha fatto l’esperienza della menzogna, della falsità, delle maschere, e quindi nessuno più di noi ha desiderio di vedere la luce, di scoprire il cielo azzurro limpido della verità. La verità rende liberi, libera dalle paure che ci attanagliano: paura degli altri, del loro giudizio di non essere accettati e amati. Esiste un solo e unico rimedio, una sola e unica certezza per la nostra guarigione, e non è una medicina nè una terapia psicologica, ma l’incontro con Gesù, la verità della nostra vita, quella verità cercata nelle vie del male, del buio, delle tenebre. La Comunità propone proprio questo: farci vivere la libertà, sperimentare la bellezza della libertà che nasce dalla verità. La nostra fiducia non è su un’idea o su un programma, ma è in una persona che ci ha preceduti e che vive in mezzo a noi, Gesù, il figlio di Dio, il Risorto, colui che ridona la vista ai ciechi e che libera i prigionieri. E’ l’esperienza che continuo a fare tutti i giorni nel vedervi entrare in Comunità “morti”, sfigurati nel corpo ma soprattutto nello spirito, e piano piano ricominciare a sorridere, a voler vivere, a voler trasformare con la luce del presente il buio del passato. Dobbiamo andare per le vie del mondo e annunciarlo a tutti. Pensate quanta gente è triste, quanti giovani delusi, quante famiglie disperate, quanti vecchi soli, quanti bambini abbandonati, lasciamoci provocare dal grido di questa gente: quello che stiamo ricevendo Dio lo ha donato a noi gratuitamente e non è nostro, è loro, è per loro, perché possano incontrare nelle vie buie che stanno percorrendo la luce di qualcuno che annunci con la propria vita la speranza.
Madre Elvira