Sono cresciuta in una famiglia cristiana, i miei genitori immigrarono negli Stati Uniti per studiare e cercare una vita migliore. Avevano una cultura e dei modi di fare diversi dagli americani e questo mi scomodava e mi portava a giudicarli, a rifiutare il mio aspetto fisico e la parte coreana di me. A casa nostra lo studio era più importante di tutto, la TV era sotto chiave e le mie sorelle ed io potevamo guardarla solo mezz’ora al giorno. Durante l’estate, invece di andare in spiaggia, dovevo studiare matematica per migliorare sempre di più le mie capacità. Le domeniche non erano dedicate a rilassarsi o ad andare al parco insieme: stavamo nella nostra parrocchia coreana ad insegnare il catechismo o ad aiutare.

Solo adesso, con gli occhi della fede e grazie alle guarigioni che Gesù ha operato nel mio cuore, aprezzo infinitamente i miei genitori per la disciplina e l’educazione ricevute. Ero capace di nascondermi dietro il mio sorriso, di stare davanti a tante persone, mi affermavo con ottimi risultati negli studi e nello sport, sembravo una ragazza in gamba, tanto caritatevole e impegnata nel volontariato, però alla fine tutte queste cose erano soltanto un modo per riempire il vuoto che avevo dentro. Ad un certo punto ho incominciato a vivere solo pensando a ciò che mangiavo: era più facile rifugiarmi nel cibo che pensare alla mia vita e poco a poco mi distruggevo.

Ringrazio Dio perchè ha messo sul mio cammino delle persone, anche delle suore e dei sacerdoti, che mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato a sentire l’amore di Dio. Alcuni di loro erano miei professori all’università e più di una volta mi hanno proposto di prendere in considerazione l’idea di consacrarmi. Certamente ero alla ricerca di qualcosa di più, qualcosa che soddisfacesse e riempisse questo anelito profondo del mio cuore, però non pensavo di farmi suora perchè volevo il mio principe azzurro. Ho provato di tutto: psicologi, antidepressivi, gli Alcolisti Anonimi e i gruppi di supporto per persone che avevano problemi con il cibo, però non potevo accettare che la mia vita finisse così. Finalmente ho gridato a Dio: “O inizio a vivere veramente o preferisco morire”. Dopo questa richiesta di aiuto la Madonna mi ha chiamato in pellegrinaggio al Festival dei Giovani a Medugorje e lì ho incontrato la Comunità Cenacolo, la mia salvezza.

La Comunità mi ha insegnato a vivere, ho incominciato per la prima volta a guardarmi dentro e a conoscermi. Mi sono sentita amata e questo mi ha dato la forza e il desiderio di essere anch’io dono per gli altri. A poco a poco, con l’aiuto della preghiera e dell’adorazione Eucaristica, l’egoismo, la tristezza e il rifiuto che avevo nel cuore hanno lasciato spazio alla pace, alla voglia di vivere e alla gioia. Ho capito che Gesù non impone nulla, Lui vuole rendermi felice e realizzare la mia vita. La preghiera mi ha aiutato a capire che la strada della consacrazione è ciò che più corrisponde alla mia persona e ai desideri profondi del mio cuore. Oggi mi sento al mio posto, libera di vivere e di amare, di sbagliare e di ricominciare, di essere così come sono. Sperimento ogni giorno che Dio opera nella mia vita e che è Lui che mi sostiene. Questa è la mia vocazione oggi: dire “Sì” ogni giorno al suo Amore e lasciare che Lui abiti la mia povera umanità per essere madre, sorella, amica universale dei bambini, dei missionari e delle sorelle che vivono con me. 


Sono entrata in Comunità dopo averla conosciuta tramite mio zio che ha vissuto un tempo nel Cenacolo, e poi perché la prima volta che ho guardato Madre Elvira negli occhi, ho sentito lo sguardo di Gesù. Sono cresciuta in una bella famiglia, in casa ho sempre respirato e vissuto l’amore dei miei genitori e di mio fratello, anche nei momenti difficili e di sofferenza, siamo sempre stati uniti e insieme. Avevo un bel  lavoro, un bravo ragazzo, con cui avevamo deciso di sposarci e tanti amici, pensavo che lavorare e andare alla S.Messa la domenica e nelle feste importanti bastava.

Durante un pellegrinaggio a Medjugorie, ho sentito Madre Elvira parlare ai giovani di matrimonio, di vita insieme e ho capito che avevo sbagliato tutto, che dovevo ricominciare da capo, che dovevo cambiare. Le testimonianze dei ragazzi mi mettevano continuamente in discussione e mi chiedevo: perché loro sono così felici? Cosa hanno che io non ho? Così ho lasciato il lavoro, non mi sono più sposata, e ho deciso di fare un’esperienza di tre mesi, dopo di che mi sarei iscritta all’università per diventare Infermiera, che è sempre stato un moo grande desiderio.

Durante il cammino in Comunità, poco a poco ho scoperto ciò che era veramente importante per me, fuori  non mi mancava nulla, avevo tutto, ma non mi bastava mai. Avevo solo una paura dentro: adesso cosa vorrà Gesù da me? Questo mi martellava dentro ogni giorno. Nel cuore mi sentivo molto tribolata, sapevo che Gesù mi chiedeva di più, ma non ero subito pronta per questo. Mi dicevo: "ma proprio Lui mi chiama? Ma sarò capace?" Davanti al tabernacolo e nella vita fraterna con gli altri, ho sentito che dovevo allargare gli orizzonti, avevo bisogno di stare con tutti, di stare con tanti, di essere per tutti. Così ho detto il mio SI alla vita consacrata con tanta gioia nel cuore, sentendo finalmente che quell’abito mi calzava bene, che era proprio il mio.

Oggi sento di essere una donna risorta, felice, realizzata, ho ricevuto tanto dalla Comunità in questi anni, anche la vita della Missione in Perù con i bambini, le zie, zii, sorelle, famiglie, la gente, i poveri, proprio quella realtà dove ci sono tutti, mi ha dato l’opportunità di assaporare ancora di più la gioia di imparare a Amare e Servire! Anche il dono di poter studiare e diventare Infermiera laggiù, mi ha fortificata, aiutata a essere costante, a perseverare, a non mollare! Gesù  sapeva  tutto e ha esaudito anche questo desiderio del mio cuore. Ringrazio Madre Elvira e tutta la Comunità per poter essere anch’io parte di questa bella storia, e ringrazio tanto  la Madonna per avermi guidata, accompagnata, per avermi indicato la via!


Ero disperata e malata, sulle spalle portavo la dipendenza dall’alcool ed anche una forte depressione. Ho vissuto i tempi della guerra nella Bosnia-Herzegovina e mi ricordo che parlare di Gesù nella vita pubblica comportava delle pesanti conseguenze, a causa del comunismo, ma grazie a mia nonna e ai miei genitori, alla loro perseveranza nella fede e al loro coraggio ho portato sempre nel cuore l’amore per la preghiera. Sono entrata in Comunità grazie all’aiuto di un angelo, Padre Slavko di Medjugorje. Sono arrivata in Italia, distrutta nel fisico, nella psiche e anche nel cuore: fiducia, speranza e volontà non sapevo  cosa fossero.

Sono guarita pian piano, davanti al Santissimo Sacramento, attraverso la pazienza e l’amore delle sorelle della Comunità, nelle quali, giorno dopo giorno, ho riconosciuto il vero volto di Gesù. Tutti i giorni andavo in cappella davanti a Gesù Eucarestia per due ore e parlavo con Lui di tutto quello che vivevo, perché con gli altri il dialogo era quasi impossibile. A causa delle mie profonde ferite, non avevo fiducia in niente e nessuno. Gesù mi anche aiutato mettendo sulla mia strada un dottore, che mi ha capita e aiutata con il dialogo e somministrando le giuste medicine.

Un grandissimo grazie a Madre Elvira che ha creduto in me, sperando nella mia guarigione, contro ogni speranza, è stata questa fiducia, che mi ha dato la forza di combattere. Camminando e pregando è guarito il mio sistema nervoso e sono diventata una persona che trasmette pace, come dicono quelli che vivono con me. Questo è un miracolo che Gesù solo ha operato. Poi ad un certo punto del mio cammino comunitario Lui mi ha scelta per seguirlo come sua sposa e oggi sono stra-felice. Tanti anni vissuti nel buio, nelle lotta, nella sofferenza mi hanno portato a fare una scoperta preziosa, che desidero condividere a tutti voi: la preghiera per gli altri. Questa è una preghiera che libera soprattutto chi la fa, libera dall’egoismo, dall’indifferenza, dalla tristezza, aiuta a dimenticare noi stessi e a vedere i bisogni di chi ci sta attorno. Ci aiuta a spaziare in campi ampi, in cieli aperti, ci aiuta a guardare e a “prendere il largo”. Per questo, Signore Gesù, ti affido tutta l’umanità e in modo particolare quelli che leggeranno questa testimonianza, che è frutto del tuo grande Amore.


Quando sono arrivata in Comunità ero una ragazza di ventidue anni confusa, debole e in ricerca. Sono tanto riconoscente alla mia famiglia perché fin da piccola mi ha parlato di Gesù e di Maria, mi ha inserito nella vita parrocchiale e posso dire che fin dall’infanzia l’oratorio era la mia seconda casa. Sapevo che Gesù c’è, che è un amico presente, e parlavo con Lui già da bambina. Mio padre mi ha condiviso che si sono sposati giovani e che quando sono nata io si sentivano immaturi e non in grado di educare una figlia. Ho dei bei ricordi della mia adolescenza, tante giornate spese in parrocchia, facendo volontariato nelle case di riposo e  con i disabili. Però tutto questo bene che facevo era soltanto un fare fuori di me perché poi in famiglia ero litigiosa, a scuola mi impegnavo poco e non ero seria negli studi.

Crescendo davo per scontato che mi sarei sposata facendo una bella famiglia cristiana con tanti figli. Avevo un fidanzato a cui volevo bene, ma in tanti momenti sentivo che non era un bene vero, non eravamo felici; così ci siamo lasciati e dopo questo ho vissuto un periodo di profonda sofferenza, mi sentivo fallita, insoddisfatta della vita, ma non sapevo cosa fare né dove andare. Grazie a Dio ho urlato a Lui chiedendo aiuto, e ho sentito che Gesù mi diceva nel cuore: “Non temere, Io sono con te, Io ti amo”. È stato in questo momento che una ragazza mi ha invitato ad un incontro nella Comunità Cenacolo. È stato un impatto forte: ho visto in suor Elvira una donna semplice e decisa, che aveva qualcosa da insegnarmi per diventare una vera donna.

Ho subito chiesto di fare un mese di esperienza in Comunità. In questo mese ho riconosciuto le mie povertà, i miei difetti, e i vari impegni concreti ricevuti durante le revisioni di vita sono stati un grande aiuto per imparare a superarli. E' riemersa nel cuore quella voce che mi chiamava: mi stavo innamorando sempre più di Gesù e di questa vita semplice, di preghiera e di amore fraterno. Ho chiesto così di poter intraprendere la strada della consacrazione religiosa. Da quel giorno mi sono sentita finalmente una donna libera. Oggi sono felicemente sposata con Gesù e mi sembra che la Comunità Cenacolo in cui vivo sia un fiume in piena di vita, amore, gioia, pace, che scorre impetuoso e dal quale sono stata travolta; In questi anni sento di aver ricevuto il centuplo da Dio dopo il piccolo sì che gli ho detto. Un grande dono per la mia vita è stato quello di vivere, per diversi anni, nella missione della Bahia in Brasile con i bambini di strada. Sono stati anni ricchi di vita, di amore donato ma soprattutto ricevuto. Ho visto arrivare la prima bambina accolta tra noi e ora ce ne sono ottanta! La missione, ha aperto i miei orizzonti, ha dilatato il mio cuore. Oggi vivo nella Casa di Formazione, con altre giovani che vogliono rispondere con generosità alla chiamata di Dio. È bello camminare insieme: oggi mi sento molto più ricca di ieri!!