Ana

 

ana croataSono Ana, vengo dalla Croazia, sono cresciuta in una famiglia cristiana dove si partecipava spesso alla Santa Messa. Ho un fratello e una sorella più grandi, e una gemella, che ho sempre visto come un grande dono. Già da piccola ero più legata a mio papà ed ero quella che voleva sempre mettere la pace nelle situazioni in casa. Le situazioni non risolte mi mandavano in confusione, e anche la contraddizione di una casa dove si parlava di Dio ma non lo si metteva in pratica mi turbava. Tutto questo creava in me rabbia e ribellione, ma nonostante questo all’apparenza sembrava sempre che stessi bene.

Ricordo un momento all’università in cui capii che qualcosa non andava dentro di me. Sentivo il bisogno di andare in Chiesa e stare in quel silenzio dove stavo bene, ma nella vita concreta avevo messo Dio da parte. Le mie prime cadute sono cominciate quando ho finito la scuola e sono tornata a casa per cercare un lavoro. Lì ho capito che non riuscivo più a controllarmi: ero piena di rabbia, tristezza, sentivo un grande vuoto dentro di me. Così mi sono chiusa completamente e ho cominciato a bere. All’inizio il bere pareva darmi la forza di andare avanti, ma presto il male mi ha preso in pugno e ho cominciato a rifiutare tutti e a chiudermi sempre di più. Mia madre faceva tanta fatica ad accettare il mio problema, ma Dio si è servito di mia zia che ha avuto il coraggio di dirmi la verità.Mi vergognavo tanto, ma allo stesso tempo da lei mi sono sentita amata e non giudicata. È stata lei a propormi la Comunità. Quanto è grande Dio! 

Ho cominciato subito i colloqui e dopo poco tempo sono entrata nella fraternità di Vrbovec, in Croazia. Ero molto chiusa, facevo tanta fatica ad aprirmi, ma più di tutto non capivo il mio malessere e non accettavo il mio problema. Dopo cinque mesi sono voluta uscire dalla Comunità perché volevo andare avanti con le mie forze, illudendomi di farcela da sola. Ma dopo l’ennesima caduta, per la prima volta ho gridato a Dio con verità e ho capito che volevo vivere.Tornando in Comunità ho ripreso il cammino più seriamente.Ero convinta di fare del male solo a me stessa con la mia dipendenza, ma non era la verità: in realtà, ferivo anche gli altri, ma non mi ero mai resa conto di quanto la mia famiglia avesse sofferto per me. Pian piano, con l’aiuto delle ragazze, ho cominciato ad aprirmi e a condividere quello che vivevo imparando a dare un nome al mio vissuto interiore. 

Ho poi ricevuto il grandissimo dono di andare a riaprire la casa di Mogliano Veneto dopo il tempo del covid. Ero molto emozionata, anche perché era tutto nuovo: le ragazze, la casa, gli amici… Ho ricevuto tantissimi doni e sono molto grata soprattutto per il dono di poter aiutare nei colloqui settimanali al “centro di ascolto”: ascoltare le storie tribolate delle ragazze mi aiuta a non dimenticare chi ero e a vedere quanto l’amore di Dio, attraverso questo cammino, mi abbia donato la salvezza. Con l’aiuto delle sorelle e con la preghiera oggi vivo la mia fragilità con meno paura e ansia, consapevole che Dio mi aiuta e che posso ricominciare sempre dalla verità e dal perdono.