Beata Carolina Kozka
(Jastrzebie Zdroj - PL)

Beata Chiara Luce Badano
Mogì

Beata Madre Teresa di Calcutta Saluzzo - Villaggio della Pace

Beati Louis e Zelie Martin Pastorelli

Beato Alojzije Stepinac
Fraternità "Madonna della Neve"

Beato Charles de Foucauld
Messico

Beato Piergiorgio Frassati
Vrbovec - Croazia

San Benedetto
Spagna - San Celoni

San Camillo de Lellis
Irlanda

San Damiano de Veuster
S. Teresina - Mogi

San Daniele Comboni
Varazdin

San Domenico di Guzman
Casa di formazione

San Domenico Savio
Inghilterra

San Filippo Neri
Casaleggio

San Francesco d’Assisi
Argentina - Mercedes

San Francesco Saverio
Jaù

San Gabriele dell’Addolorata
Biograd

San Giovanni Apostolo ed Evangelista
Argentina - Nostra Sejora de Lujan

San Giovanni Bosco
Bartrès

San Giovanni Paolo ll
" Santo Stefano Belbo"

Santo Giovanni XXlll
Selska - Vrbovec

San Giovanni Calabria Cuorgnè

San Giovanni Maria Vianney
Africa Liberia

San Giuseppe Benedetto Cottolengo
Ugljane

San Giuseppe Cafasso
Adé

San Giuseppe Moscati Slovacchia

San Josemaría Escrivá de Balaguer
Pagno - Missionari

San Juan Diego
Cherasco

San Leopoldo Mandić Slovenia

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Loreto

San Luigi Orione
Perù - Rayo de Luz

San Martino de Porres
Campo della Vita

San Massimiliano Maria Kolbe
Austria

San Paolo di Tarso
Saluzzo fraternità "Gesù Misericordioso"

San Pietro
Casale Litta

San Pio da Pietrelcina
Polonia - Tarnow

San Vincenzo de’ Paoli
Alabama

Sant’Agostino
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Sant’Antonio di Padova
Fraternità "Sacra Famiglia" Marene

Santa Bernardetta Soubirous Bahia - Estrela do Mar

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Spagna - Tarragona

Santa Chiara di Assisi
Saluzzo Casa Madre

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Campo della Gioia

Santa Gemma Galgani
- Bahia Maria Auxiliadora

Santa Gianna Beretta Molla
Our Lady of Hope. - USA

Santa Giovanna Antida Thouret
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Santa Margherita Maria Alacoque
Borgaro

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Santa Monica
Perù - Villa Salvador

Santa Rita da Cascia
Alessandria

Santa Rosa da Lima
Envie

Santa Teresa Benedetta della Croce
Fraternità "Maria Immacolata." USA

Santa Teresa di Gesù Bambino
"Maria Goretti" - USA

Santi Cirillo e Metodio
Fatima - "Anjo da Paz"

Santi Innocenti Polonia - Giezkowo


28 dicembre 
sec. I
Sono i bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato; onorati come martiri fin dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l’Agnello.

La Chiesa onora come martiri questo coro di fanciulli , vittime ignare del sanguinario re Erode, strappati dalle braccia materne in tenerissima età per scrivere col loro sangue la prima pagina dell'albo d'oro dei martiri cristiani e meritare la gloria eterna secondo la promessa di Gesù: " Colui che avrà perduto la sua vita per causa mia la ritroverà".

L'episodio è narrato soltanto dall'evangelista Matteo, che si indirizzava principalmente a lettori ebrei e pertanto intendeva dimostrare la messianicità di Gesù, nel quale si erano avverate le antiche profezie: "Allora Erode, vedendosi deluso dai magi, s'irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i bambini che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai magi. Allora si adempì ciò che era stato annunciato dal profeta Geremia, quando disse: Un grido in Rama si udì, pianto e grave lamento: Rachele piange i suoi figli, né ha voluto essere consolata, perché non sono più".

L'origine di questa festa è molto antica. Compare già nel calendario cartaginese del IV secolo. Oggi la celebrazione ha un carattere gioioso e non più di lutto com'era agli inizi. La nuova liturgia, pur non volendo accentuare il carattere folcloristico che questo giorno ha avuto nel corso della storia, ha voluto mantenere questa celebrazione vicinissima alla festività natalizia per circondare la culla di Gesù Bambino di piccoli fanciulli, rivestiti delle candide vesti dell'innocenza, piccola avanguardia dell'esercito di martiri che testimonieranno col sangue la loro appartenenza a Cristo.

" Sulla terra non bisogna attaccarsi a nulla,
neppure alle cose più semplici e innocenti,
perché ci vengono a mancare
quando meno ci si pensa.
Non c'è che l'eterno che ci può contentare..."

Sensibilissima e precoce, fin da bambina decise di dedicarsi a Dio.
Nacque ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873 in una famiglia cristiana.
La croce, la sofferenza nel corpo e nell'anima marcò profondamente i passi della Santa, dagli anni d'infanzia e dell'adolescenza, con la morte prematura della mamma, la malferma salute, la misteriosa malattia, la separazione dalle sorelle maggiori, a quelli della giovinezza con gli ostacoli al suo ingresso al Carmelo. Giovanissima (aveva solo quindici anni), entrò nel Carmelo di Lisieux, dopo essersi recata, con "santa" testardaggine, fino a Roma a chiederne l'autorizzazione al papa.

Visse tra le prove indicibili dei primi anni in monastero, con le vicende dolorosissime della morte del padre, fino alla malattia che lentamente la consumò: croce sempre accolta, abbracciata e trasformata in una purissima offerta d'amore a Dio per il prossimo.

Santa Teresina è riuscita ad offrire al mondo cattolico la sorprendente immagine di una santa, che, senza mai uscire dalla clausura, partecipa intensamente, con l’offerta silenziosa della vita tutta intessuta d’amore, a quella dei suoi contemporanei. Ha dato alla sua breve esistenza l'impronta ineguagliabile del sorriso, espressione di quella gioia che viene dalla comunione profonda con Dio. Minata dalla tubercolosi polmonare, stremata di forze, non rifiutava alcun lavoro pesante e continuava «a gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici».

Acuta contemplativa, ricca, sebben giovane, di esperienza e di divina saggezza, ella indica la via più semplice e sicura per entrare in intimità con Dio che è un Padre amatissimo, misericordioso e tenero.

Scrisse per obbedienza, le sue esperienze interiori, poi pubblicate sotto il titolo di "Storia di un'anima", dove con linguaggio limpido, fresco e semplice ci mette in contatto con la sua anima, col suo modo di pensare e di vivere ricco di amore. Traspare la grandezza delle sue intuizioni nate dalla lettura amorosa del Vangelo, in cui scoprì la sua «piccola via» della fiducia e dell’abbandono.

Negli ultimi giorni della sua vita rassicurò le consorelle che l'ingresso in cielo non le avrebbe impedito di continuare a lavorare per la salvezza delle anime, che stava, anzi per incominciare la missione appena iniziata fra le mura del Carmelo.
Quale missione ? La missione di far amare Dio come lei l'aveva amato, d'insegnare alle anime la sua piccola via di umiltà e di abbandono. Il suo desiderio delicatissimo si verificò in maniera stupenda così da divenire in poco tempo la Santa più popolare e più amata del secolo.

La Santa delle rose e del sorriso modellò la sua vita sul santo Vangelo, rendendo gli atti più ordinari e comuni in gesti di amore e di fede straordinari.

Morì il 30 settembre 1897 nel Carmelo di Lisieux. Fu canonizzata il 17 maggio 1925 da Papa Pio XI e nel 1927, sempre da Papa Pio XI, fu nominata, insieme a s. Francesco Saverio, patrona delle missioni. Nel 1944 è proclamata patrona della Francia, accanto a Giovanna d'Arco. Il 19 ottobre 1997 papa Giovanni Paolo II la proclama Dottore della Chiesa.

 "Al di fuori della croce
non vi è altra scala
per salire in cielo"

E' la prima santa canonizzata del continente americano. Di origine spagnuola; nacque a Lima (Perù) il 20 aprile 1586,  decima di tredici figli. Fin da fanciulla si distinse per la pietà e per la docilità ai propri genitori. All'età di cinque anni fece il voto di verginità, eleggendosi per sposo Gesù Cristo. Appena seppe leggere, per prima cosa lesse la vita di S. Caterina da Siena, che scelse a protettrice e di cui cercò di imitare le virtù. Rosa si sentì spinta ad eleggerla sua maestra di vita spirituale, a vivere in continua unione con Dio. La sua alta spiritualità non fu capita dalla madre, Maria Oliva, la quale, ritenendo riprovevoli difetti le sue buone qualità, la percuoteva rabbiosamente; dai fratelli, i quali, invece di proteggerla, la chiamavano bacchettona e ipocrita; dai parenti, i quali, invece di ammirarla, deridevano. A differenza delle altre bambine, Rosa non amava le compagnie e il giuoco. Se ne stava ritirata nella capanna che suo fratello le aveva costruito nell'orto. Detestava le vanità e la menzogna. A 3 anni la mamma, chiudendo un forziere, le pestò inavvertitamente un pollice delle mani. Alla domanda del medico se la loro figlia avesse pianto, i genitori risposero mortificati: "Essa non si lagna, né piange mai: è una piccina strana".

Talora la mamma l'adornava come una sposa e le insegnava a danzare, ma Rosa restava immobile anche quando la mamma le gridava: "Danza, idiota! Muovi i passi, testa di mula!". Dagli insulti passava alle verghe, ma i risultati erano gli stessi. Il confessore più volte dovette intervenire per fare comprendere alla madre che Rosa era un'anima privilegiata e che doveva quindi seguire le mozioni dello Spirito Santo.
Allestì nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati. Cresciuta negli anni, cominciò a fare vita più ritirata.

Quando Rosa era invitata dalla madre a prendere parte a feste mondane o a gite con le amiche, internamente sentiva una voce che le proibiva di frequentare il mondo. Ripetutamente i genitori la percossero perché alle loro proposte di matrimonio rispondeva timidamente: "Non posso". Dio la voleva nel Terz'ordine Domenicano. Glielo fece capire durante una processione in onore di S. Caterina da Siena. I familiari non le si opposero perché sarebbe rimasta in casa ad aiutarli con i suoi lavori. La santa si fece costruire un eremitaggio lungo cinque piedi e largo quattro nel giardino.Vestì l'abito del Terz'ordine domenicano, a vent'anni.

Rosa era grandemente affezionata al santo rosario e ne propagava la devozione. Portava continuamente attorno al braccio una piccola corona. Con l'angelo custode ebbe frequenti rapporti visibili e amichevoli. Gli chiedeva consigli nelle difficoltà, gli affidava incarichi e da lui riceveva i necessari aiuti materiali. I demoni invece fremevano alla vista della vita santa che conduceva. Quasi di continuo la molestavano o la percuotevano violentemente per le numerose anime che sottraeva al loro dominio.
Possedeva il dono di scrutare i cuori e di prevedere il futuro. Le sue preferenze erano per i poveri ai quali trovava sempre il modo di donare qualcosa, i malati che andava a visitare negli ospedali o che otteneva di curare nel proprio romitorio. Dio ricompensò il suo ardente amore per il prossimo dandole anche il dono dei miracoli. In città non si parlava che delle prodigiose guarigioni da lei operate. Agli stessi suoi familiari moltiplicò il pane, il miele ed i soldi necessari per estinguere un debito. Anche per lei quindi valevano le parole dette dal Signore a S. Caterina da Siena: "Pensa a me ed io penserò a tè e ai tuoi cari".
Cresciuta negli anni, cominciò a fare vita più ritirata. Le interne desolazioni furono lo straziante martirio di tanti santi. Anche Rosa vi andò soggetta per quindici anni per circa un'ora al giorno. Dal 1609 si richiuse in una cella di appena due metri quadrati, costruita nel giardino della casa materna, dalla quale usciva solo per la funzione religiosa e dove ebbe visioni mistiche.

Nei momenti di distensione talora la santa afferrava un'arpa e, benché fosse ignara di musica, accompagnava con melodiosi accordi i canti che le sgorgavano dal petto affocato di amore. Negli ultimi mesi di vita il corpo di Rosa divenne il ricettacolo di mali misteriosi tanto che i medici si stupivano come facesse a vivere. Soltanto la lingua e la mente rimasero in salute. Morì, straziata dalle privazioni, il 24 agosto 1617 ripetendo tre volte "Gesù sii con me."
I funerali di Rosa furono un trionfo. Clemente IX la beatificò il 12-2-1668. Clemente X la canonizzò il 12-4-1671 e la proclamò protettrice dell'America Latina e delle isole Filippine. Le sue reliquie sono venerate a Lima nella chiesa di San Domenico.