San Filippo Neri

«Figlioli, state allegramente:
non voglio né scrupoli, né malinconie,
mi basta che non facciate peccati».

Filippo Neri era nato a Firenze il 21 luglio 1515 da padre notaio caduto in disgrazia perché fissato con la ricerca della pietra filosofale che tramuterebbe il metallo in oro,la mamma er morta quando era bambino. Da piccolo aveva un buon carattere e amava leggere. Il padre lo mandò a Cassino da un parente perché diventasse un commerciante ma a Filippo non interessava "sistemarsi" economicamente ne costruirsi una posizione perchè nel cuore aveva altri desideri, così decise di recarsi a Roma a piedi.  Filippo non era né commerciante, né notaio, né sacerdote, era semplicemente un uomo di fede che desiderava una semplice esistenza spirituale. Trovò ospitalità nella casa di un fiorentino.
Oltre a una stanzetta con un letto, un tavolino e una corda appesa al muro a cui appendere la giacca, riceveva un sacco di grano al giorno; in cambio insegnava il latino ai figli del padrone di casa. A parte questo suo incarico trascorreva il tempo visitando le chiese, soprattutto di notte. Era diventando amico di tutti: dei frati domenicani con cui cantava nel coro, dei gesuiti che prestavano aiuto ai poveri e ai malati, dei ragazzi che lavoravano come commessi nelle botteghe.

LA CHIAMATA DI DIO

Nel giorno di Pentecoste del 1544, mentre pregava nelle catacombe di San Sebastiano, tanta era la sua estasi che il cuore gli si dilatò nel petto. Filippo Neri lo interpretò come un'effusione dello Spirito Santo. Da quel giorno spesso il petto gli diventava incandescente, e lui doveva metterci sopra delle pezze bagnate per non soccombere a tanto calore.

STATE BUONI SE POTETE

Intorno a lui sempre tanti bambini, con cui giocava, cantava, andava a soccorrere i più poveri, e a cui, di fronte alla loro vivacità diceva: «Figlioli, state allegramente: non voglio né scrupoli, né malinconie, mi basta che non facciate peccati».

La sua frase ricorrente, che poi è diventata anche il titolo in un film musicale (1983) con Johnny Dorelli, era «State buoni... se potete». E quando invitava a darsi da fare per gli altri, diceva «Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto per i poltroni».

Non si faceva scrupolo a mendicare bussando alle porte dei palazzi più lussuosi. Un aneddoto racconta come un giorno un signore, infastidito dalle sue richieste, gli diede uno schiaffo. Filippo non si scompose: «Questo è per me» disse sorridendogli «e ve ne ringrazio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi».

La musica aveva un ruolo molto importante: infatti era attraverso il canto che Filippo Neri (amico, tra gli altri, del grande musicista Giovanni Pierluigi da Palestrina) aggregava i bambini (poveri e ricchi insieme), tirava fuori i loro talenti, li rendeva orgogliosi, e più vicini a Dio. E l'oratorio diede anche il nome a una composizione musicale, un'alternanza di lodi cantate a più voci e brani recitati accompagnati dagli strumenti.

«PREFERISCO IL PARADISO»

Non a tutti piaceva il suo modo di intendere il Vangelo (nell'arco della vita di Filippo Neri si avvicendarono 15 papi!). A un certo punto fu persino accusato di eresia. Ma furono di più gli estimatori dei detrattori. Estimatori molto illustri, come l'amico cardinale Carlo Borromeo che gli affidò una sede più dignitosa del modesto San Girolamo  A Filippo non restò che accettare, ma alla nuova chiesa di San Giovanni dei Fiorentini mandò alcuni suoi seguaci diventati preti mentre lui restò in quella vecchia. Poi nel 1575 papa Gregorio XIII istituì presso la chiesa di Santa Maria in Vallicella la Congregazione di preti e chierici secolari dell'Oratorio, di cui Filippo Neri era il superiore, dove si trasferì solo nel 1583, dove visse fino alla morte, avvenuta il 26 maggio 1595, e dove ancora si trova il suo corpo.