San Domenico di Guzman



La vita

Domenico nacque intorno al 1172 a Caleruega, nel regno di Castiglia, da una nobile famiglia. Studiò teologia e divenne sacerdote; per aiutare i poveri vendette persino i propri libri. Nella Francia meridionale incontrò gli eretici catari che rifiutavano la divinità di Gesù, la Croce e l'autorità della Chiesa. Riuscì a convertirne alcuni, ma si rese conto che solo sacerdoti istruiti, capaci di spiegare la parola di Dio e la dottrina cristiana e pronti a imitare la vita in povertà di Cristo e degli Apostoli, potevano replicare in modo convincente alle loro critiche. Negli anni successivi fondò una comunità di preti che vivevano insieme, seguendo la regola di sant'Agostino, sostenuti dalle offerte dei fedeli (per cui erano detti mendicanti): essi si distinguevano dai frati minori di san Francesco per il fatto che studiavano intensamente e predicavano.  Dopo aver ottenuto l'approvazione del papa, Domenico si recò più volte in Spagna e a Bologna, fondando diversi conventi. Morì a Bologna il 6 agosto 1221.

L'aspetto e il temperamento

Vi era in lui qualcosa di più splendente e meraviglioso degli stessi miracoli. Aveva una volontà ferma e sempre lineare, eccetto quando si lasciava prendere dalla compassione e dalla misericordia. E poiché un cuor lieto rende ilare il viso, l’equilibrio sereno del suo interno si manifestava al di fuori nella bontà e nella gaiezza del volto. Era, però, talmente irremovibile nelle cose quasi mai consentiva di mutare una decisione, una volta presa dopo maturo consiglio.
Per questo egli s’attirava facilmente l’amore di tutti; senza difficoltà appena lo conoscevano, tutti cominciavano a volergli bene. Di notte, nessuno era più di lui assiduo nel vegliare in preghiera. Il giorno lo dedicava al prossimo. Piangeva spesso e abbondantemente; le lacrime erano il suo pane giorno e notte: di giorno, soprattutto quando celebrava la Messa. Aveva l’abitudine di passare assai spesso la notte in chiesa, a tal punto che si pensava che mai o raramente egli usasse un letto per dormire.
Accoglieva tutti gli uomini nell’ampio seno della sua carità e perché tutti amava, da tutti era amato. Traboccante com’era di pietà, si dedicava tutto per aiutare il prossimo e sollevare le miserie. Questo inoltre lo rendeva a tutti carissimo: la semplicità del suo agire. Mai nessun segno di doppiezza o di finzione fu riscontrato nelle sue parole o nelle sue azioni Vero amante della povertà, usava vestiti di poco valore. Nel mangiare e nel bere la sua temperanza era rigorosa: evitava cibi delicati, e s’accontentava volentieri di un semplice unico piatto. Aveva un dominio assoluto sulla sua carne.

Accanto alle immagini di Domenico troverete sempre un cane...perchè?

Perchè la Madre di Domenico, la Beata Aza quando rimase incinta di Domenico fece un sogno...sognò spesso con ricorrenza un cane che con una fiaccola in bocca andava incendiando il mondo...sognò addirittura di dare alla luce un cane.....da qui prese la decisione di chiamarlo DOMENICO quasi per ispirazione, infatti quando Domenico dovette decidere per la fondazione, fu il Papa stesso a definirli DOMINE-CANI....cioè talmente fedeli al Signore: fedeli come un cane è fedele al suo padrone.

Organizzazione e finalità dell'ordine dei domenicani

Mentre i monaci benedettini rimanevano nei loro monasteri, i frati domenicani, come i francescani, potevano spostarsi da un luogo all'altro secondo le esigenze. Inoltre erano organizzati in modo più democratico: le decisioni venivano prese dal capitolo generale, che comprendeva i rappresentanti di tutti i conventi, e aveva il compito di eleggere il maestro, ossia il capo dell'ordine, e di approvare le costituzioni, vale a dire le norme che si aggiungevano alla regola fondamentale, quella di sant'Agostino. I conventi venivano raggruppati in territori chiamati province. L'ordine divenne ben presto molto influente nella Chiesa: i frati insegnarono teologia nelle università e si impegnarono per precisare i punti discussi della dottrina cristiana e per migliorare il livello culturale dei sacerdoti. Secondo una leggenda Domenico iniziò la pratica del rosario, che si diffuse ben presto tra i cristiani e che fu ritenuta un'arma efficace contro l'eresia.

Dopo la morte del santo, i pontefici chiamarono i frati a svolgere anche la funzione di giudici nel nuovo organismo creato per combattere l'eresia, l'Inquisizione. Ancora oggi i domenicani indossano una tonaca bianca con la cappa e un mantello nero con un cappuccio. Nelle opere d'arte Domenico è raffigurato con un libro in mano, che richiama il valore della cultura, e un giglio, che evoca l'ideale della castità e la devozione alla Madonna.