La Parola di Dio che mi viene in mente quando penso alla mia vita è: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Mi 

chiamo Sandra, sono messicana, sono nata in una famiglia cristiana. Da piccola andavo in una delle migliori scuole della città, i miei genitori gestivano una palestra e economicamente non ci mancava nulla, ero una bambina socievole, sempre fra la gente. Dopo una crisi economica i miei genitori cessarono l’attività: si faceva più fatica a vivere ed io mi sentivo inferiore e gelosa delle tante cose che avevano gli altri. In famiglia la nostra croce è diventata ancora più pesante quando si è scoperto che mio fratello si drogava: tanti anni di discussioni, litigi, colpe, promesse infrante. L’assenza di mio fratello e la possibile separazione dei miei genitori mi pesavano tanto. Volevo aiutarli ma non ci riuscivo, e quando vedevo mia madre piangere da sola in stanza disperata, mi sentivo incapace e inutile. Ero una bambina di dieci anni che voleva risolvere problemi più grandi di lei. E così crescevano in me sconforto, angoscia e solitudine. In famiglia questa situazione si teneva nascosta, ci vergognavamo, e così ogni giorno peggiorava. A scuola per ricevere l’amicizia delle compagne iniziavo a truccarmi, a bere e a fumare per sentirmi come loro, ma poi ero profondamente triste e delusa di me stessa. Nel frattempo è iniziata la conversione della mia famiglia: ogni giorno si pregava il Rosario in casa e mi sentivo protetta da Dio, ma continuavo ad essere tanto fragile e incapace di dire e di dirmi dei “no” convinti. Le cose sono andate peggiorando, ho perso l’anno di scuola, mi sentivo a un “punto zero”. Ero molto triste e ho chiesto consiglio a mia madre; un amico mi invitò a fare volontariato in una scuola per i bambini di strada e lì mi sentii meglio: finalmente potevo fare qualcosa di buono. Tutto questo, comunque, non riempiva quel vuoto che si era creato in me da piccola. In quel tempo ho conosciuto la Comunità accompagnando mio fratello ai colloqui nella missione del Messico. Grazie a Dio lui aveva finalmente trovato la strada della salvezza. Ma anch’io avevo respirato qualcosa di bello nell’amicizia delle “zie” missionarie e dei bambini: quella vita semplice, vera e senza apparenze, diversa, mi affascinava. Così è nato il desiderio di fare un’esperienza e quando ho finito la scuola, sono entrata. La vita di preghiera e sacrificio, il lavoro quotidiano fatto bene, l’amicizia concreta, lo stare finalmente bene con me stessa, hanno allungato i tempi di “quell’esperienza” che ormai oggi è diventata la mia vita. Le difficoltà più grandi le ho incontrate quando mi venivano dette delle verità su me stessa, su atteggiamenti che dovevo cambiare. Avevo paura di essere rifiutata, giudicavo le sorelle pensandole migliori di me, ma era in realtà solo il mio orgoglio. Quando nella preghiera Gesù illuminava quelle situazioni, vedevo chiaramente chi ero. Ma mentre tutto da una parte sembrava crollare, dall’altra parte sentivo che finalmente potevo ricostruire me stessa nella verità. E ogni volta che mi sentivo più “a pezzi”, Gesù mi ha chiesto di non piangermi addosso e di donarmi di più facendo da “mamma” a qualche bambino difficile, stando accanto a ragazze in sedia a rotelle, assumendomi maggiori responsabilità... e ancora non è finita! Dopo un tempo trascorso nelle case in Italia, la Madonna mi ha voluta a Lourdes dove Lei ha seminato nel mio cuore il desiderio di tornare in missione da donna risorta. Che bel dono oggi poter vivere questo nella mia terra, lì dove ho conosciuto per la prima volta la Comunità! Non sono più la ragazza incapace, pigra e ribelle di una volta. Con Gesù le cose ordinarie della mia vita diventano straordinarie, e sento una misericordia infinita in un Dio esigente, che mi chiede di camminare! Ringrazio per tutte le volte che sono stata incoraggiata; per l’ascolto e per i consigli ricevuti; per l’aiuto, l’amore e il perdono delle ragazze che hanno percorso un pezzo di cammino con me; per i bambini che oggi mi danno la vita. Tante grazie!